venerdì 4 dicembre 2009

Sperimentare Chokhmah

Un video meraviglioso da vedere e su cui meditare, la storia straordinaria di una psichiatra che ha avuto un ictus e ha sperimentato la pienezza di Chokhmah.

con sottotitoli in italiano http://www.ted.com/talks/lang/ita/jill_bolte_taylor_s_powerful_stroke_of_insight.html

Raffronto tra le caratteristiche di Binah (funzioni dell’emisfero cerebrale sinistro) e Chokhmah (funzioni dell’emisfero cerebrale destro)

Sinistra - Binah
Verbale
Analitico
Simbolico
Astratto
Temporale
Razionale
Digitale (percepisce i dettagli)
Logico
Lineare

Destra – Chokhmah
Non verbale
Sintetico
Concreto
Analogico
Non temporale
Relazionale
Spaziale (percepisce l’intero)
Intuitivo
Olistico
Shekhinah

Al momento in cui nasciamo lo dimentichiamo, ma essenzialmente siamo anime/luce, emanazione divina (Or, pl. Orot) incarnate in un corpo (Sefirà o vaso, Klì, pl. Kelim) che funge da veicolo/veste/trono dell’anima, per compiere la nostra speciale missione divina in questa dimensione inferiore dell’esistenza. Il nostro lavoro consiste nell’espandere la nostra coscienza riguardo questa verità profonda, in grado di trasformare radicalmente la nostra vita.

Il nostro luogo di nascita rappresenta soltanto il punto di entrata dell’anima in questa dimensione terrena, ma la nostra vera origine è il mondo spirituale, l’En Sof, l’Infinito, a cui siamo destinati a ritornare, riunendoci ad esso ad un livello di consapevolezza più elevato di quello precedente la nostra “discesa”.

L’anima divina/Luce/Or che dimora nel nostro corpo è dunque la nostra vera essenza, il nostro vero Sé: il corpo è solo un veicolo che permette all’anima di esprimere i suoi poteri spirituali, che la protegge dalla materialità di questo mondo. Il corpo/vaso/kli è un servitore dell’anima/Luce e deve quindi sottostare al suo governo e non il contrario, come purtroppo spesso accade quando la nostra coscienza non è desta.

L’anima immanente pervade totalmente la nostra struttura fisica. I cabalisti usano la metafora della scarpa che avvolge il piede, l’estremità inferiore del corpo: allo stesso modo il corpo è un vaso per l’estremità inferiore del ramo dell’anima che si protende in basso dalla sua radice spirituale suprema. La Radice dell’anima è Luce trascendente (Y-K-V-K), mentre il suo ramo incarnato è Luce immanente (Shekinà-Elokim).

Il corpo fisico funge da barriera, filtro, tra l’anima immanente (l’aspetto di Dio chiamato Elokim, la cui ghematria 86 corrisponde alla parola ebraica hateva, la natura) e l’anima trascendente, la nostra radice divina (il Nome Divino a quattro lettere, il Tetragramma, la radice di ogni realtà). Se non ci fosse la barriera del corpo [la cui funzione è analoga allo strato di ozono fisico che protegge la terra/Malkhut dalle radiazioni troppo intense della luce solare] l’anima immanente sarebbe travolta da un eccesso di Luce spirituale tale da disintegrare il corpo che la ospita.

Nel momento in cui veniamo estromessi dal grembo materno, l’anima dimentica la sua missione divina: dobbiamo quindi metterci in ascolto della nostra sottile voce divina interiore (Kol demama vedakà) per scoprire lo scopo della nostra vita. Purtroppo accade invece che ci lasciamo assordare dalla voce stridula dei nostri istinti più bassi, del nostro ego, che ci sfida alla crescita. Quando riusciamo a vincerlo l’anima sale di livello.

L’anima è la nostra coscienza, il nostro livello di consapevolezza di Dio [i cinque livelli dell’anima si riferiscono ai vari livelli di coscienza del divino, la cosiddetta “scala dell’anima” appoggiata alla terra e che sale verso il Cielo. Il primo livello dell’anima a partire dalla terra è nefesh – anima immanente/vitale, poi salendo c’è ruach – spirito, soffio, neshama – anima divina, respiro, chaya – essenza vivente, per arrivare alla radice/sorgente della nostra anima – Yechidà, Dio, essenza unica, dove siamo tuttora ancora uniti alla nostra sorgente], l’anima è la catena dei nostri pensieri, sentimenti, parole, idee, valori, atteggiamenti e comportamenti.

È importante dunque mantenere puro il nostro pensiero (che influenza l’universo spirituale di Bryiah, l’universo delle anime), il nostro linguaggio (che si riflette nell’universo spirituale di Yetzirà, l’universo degli angeli) e le nostre azioni che influiscono su Asyah, l’universo fisico.

Solo la parte non ancora spiritualmente corretta della nostra anima si incarna in un corpo, la parte già rettificata resta in Alto. Infatti tutti nasciamo con un livello molto basso della parte di anima che ancora dobbiamo correggere spiritualmente ed elevare con i nostri pensieri, parole ed azioni.

È necessario quindi trasformare il nostro corpo in un luogo estremamente puro e santo, affinché la Shekhinà, l’anima divina, possa dimorarvi dignitosamente: è impensabile far dimorare la Presenza Divina/anima in un luogo sporco ed inquinato, impuro e contaminato da pensieri, parole e atteggiamenti negativi, e dal cibo dannoso e assunto in eccesso, fumo, alcol, vizi sfrenati, etc. Il corpo è il tempio dell’anima divina, un santuario interiore in cui l’anima divina può dimorare in tutta purezza. Quando non ci prendiamo cura del nostro tempio/corpo/malkhut trasformandolo in un luogo impuro, la Shekhinà ci abbandona e la nostra anima ne esce danneggiata gravemente.

La volontà, il Ratzòn, è l’espressione della più profonda santità della nostra anima. Come dice il versetto, “Ner Hashèm nishmàt adàm” cioè “L’anima dell’uomo è la Luce di Dio” (Proverbi 20:27). L’anima ci illumina interiormente come una candela, eliminando l’oscurità. E come il Ratzòn–la Volontà Divina è la radice dell’intera Creazione, così il Ratzòn-Volontà è la radice della personalità umana, la nostra volontà dice chi noi siamo.

Il Ratzon-Volontà, Keter - Corona (corrispondente all’organo fisico cranio) - illumina le altre due Sefirot che con Keter formano la triade delle Sefirot mentali: Chokhmà-Saggezza e Binà-Intelligenza (emisfero cerebrale destro e sinistro) e si dirama poi in basso verso le sette Sefirot/Midot/emozioni, corrispondenti ai sette tratti fondamentali della personalità.

Questi sette tratti corrispondono ai sette bracci della menorà del Tempio di Gerusalemme. La loro luce spirituale, come la luce della menorà, sconfigge i 7 aspetti negativi della personalità. Attingendo al potere del nostro Ratzòn-vlontà, “la luce di Dio” siamo così in grado di eliminare la negatività, superando ogni ostacolo.

Le sette qualità/middot dell’anima che dobbiamo riparare e correggere spiritualmente, sono:

Chesed - Amore di Dio e del nostro prossimo (che è la stessa cosa, visto che il Creatore è tutto ciò che esiste, En Od), Ghevurà - Timore/Rispetto di Dio, Tiferet - Armonia, Netzach – superare e vincere ogni ostacolo spirituale, Hod – esprimere gratitudine, Yesod - stabilire relazioni sacre e Malkhut - preghiera e unificazione a Dio, a livello macrocosmico riconoscimento della Sua sovranità e governo sul Suo universo, e conquista dell’auto-padronanza di se stessi a livello micro-cosmico.

Malkhut è una parola codice per la Shekinà, la rivelazione della presenza divina nascosta nella Creazione. Il principale lavoro di correzione spirituale riguardante Malkhut è rivelare la presenza di Dio in questo mondo materiale (tramite la preghiera, lo studio della Torah/Kabbalah, la meditazione, il comportamento pro-attivo).

Nostro compito spirituale è riunire Keter, Y-H-V-H, l’En Sof a Malkhut, la presenza divina nascosta nel creato [e nei nostri corpi, la nostra anima immanente].

L’anima scende in questa dimensione inferiore dell’universo, stage per il lavoro di creatori che siamo venuti a realizzare sulla terra, al fine di emulare Dio e diventarGli simili in essenza, per riunificate il Cielo e la Terra, lo spirito e la materia, le lettere Yud (che nella simbologia dell’alfabeto ebraica è la lettera con cui è stato creato il Paradiso/Cielo) e la He (la lettera con cui è stata creata la Terra) del Tetragramma divino.

Mantenere pura la nostra anima determina il ricevimento di un livello superiore di santità, che ci riveste di luce superna per comparire di fronte all’Eterno. Tramite questo vestito spirituale otteniamo la beatitudine e percepiamo il divino attraverso una lente chiara.

Alla fine della nostra esistenza ci liberiamo del nostro vaso fisico, il corpo, che si ricongiunge alla terra e la nostra anima ritorna a Dio, la Sua sorgente.
Il corpo è un involucro, è Luce ispessita, opaca, in origine faceva parte dell’anima e un giorno ne verrà riassorbito.

Tutta la materia nell’universo ha un’anima/luce, che la fa vivere. Il vaso/kli pianta la possiede, come il vaso/uccello, erba, cane, auto, tavolo.

Per mantenere l’anima pura un metodo ideale è quello di memorizzare preghiere e salmi, così da poterli richiamare quando la nostra mente è travolta da ogni genere di messaggi dannosi e negativi. Richiamando alla memoria un salmo e recitandolo mentalmente recuperiamo subito una sensazione di pace, tranquillità e benessere mentale.
Non facciamoci sviare e distrarre dalle banalità e piccolezza della vita che servono solo a farci dimenticare che siamo anime. Espandiamo la nostra coscienza così da eliminare ogni sensazione di separazione da Dio: infatti siamo tutti parte di una grande anima unica emanata dall’En Sof, l’Unità Infinita di Dio.

L’anima è la causa, il corpo è l’effetto: cerchiamo di essere sempre la causa della nostra vita e non l’effetto di comportamenti reattivi e negativi. Cerchiamo di vedere il bene in ogni persona perché questa è la chiave per vivere in pace ed armonia con il resto del creato.

Quando preghiamo dovremo sentire, percepire, la Shekinà, la Presenza Divina nel mondo, davanti e intorno a noi.
Libera il tuo cuore e la mente da tutti i pensieri estranei e visualizzati di fronte alla Presenza Divina, scorgi davanti e intorno a te la Luce della Sua Presenza.

Il Salmo 67 – Il Salmo della Menorà è un ottimo salmo da memorizzare e recitare come mantra per calmare e rilassare la mente.
Miriam Oryah Ghilardi

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Salmo 67 - Il Salmo della guarigione




SALMO 67

Intestazione, le fiammelle della menorà: Lamnatzéach binghinòt mizmòr shir.
[Al maestro del corso, con lo strumento neghinot, un canto con accompagnamento musicale]

da sinistra:
1° braccio: Elohìm iechonnénu vivarechénu iaér panav itànu séla.
[Il Signore abbia compassione di noi e ci benedica! Egli Faccia risplendere su di noi il Suo volto per sempre!]

2° braccio: Ladaat baàaretz darkécha bechol-goìm ieshu’atècha.
[Così che sulla terra sia riconosciuto il Tuo modo di agire e la Tua salvezza tra tutti i popoli!]

3° braccio: Iodùcha amìm Elohim iodùcha amìm kullàm.
[Allora, o Signore, le nazioni ti riconosceranno, tutte le nazioni ti riconosceranno!]

Braccio centrale: Ismechù virannenù leumìm ki-tishpòt amìm mishòr ul’umìm ba’àretz tanchém séla. [Possano i popoli gioire e giubilare perché Tu governi il mondo con giustizia e guidi tutti i popoli sulla terra per sempre]

5° braccio: Iodùcha amìm Elohìm iodùcha amim kulàm
[Pertanto, o Signore, le nazioni Ti riconosceranno, tutte le nazioni Ti riconosceranno!]

6° braccio: Eretz natenà ievulà ievarechènu Elohìm Elohénu
[La terra ha dispensato il suo prodotto! Possa benedirci il Signore, il nostro Signore!]

7° braccio: Ievarechénu Elohìm veire’ù kol-afsè-àretz
[Possa il Signore benedirci e tutti i più remoti confini della terra Lo temeranno.]

INFORMAZIONI IMPORTANTI RIGUARDO IL SALMO 67 –
LA MENATZEACH

1. Chi contempla questo salmo sotto forma di Menorah ogni giorno troverà grazia agli occhi del suo prossimo e di Dio.

2. In una sinagoga, visualizzando questo salmo in forma di menorah (come se fosse disegnato) sull’Aron haKodesh, sarete protetti da ogni danno.
3. A colui che lo recita ogni giorno all’alba non accadrà nulla di male.
4. Chi lo recita sette volte al giorno è come se avesse ricevuto [ben accolto] la Presenza della Shekhinà. Questi non sarà mai privo di mezonot [guadagno]. (Dopo aver completato la sua recitazione ogni volta, recitate progressivamente uno dei 7 versi di Anà beKoach)
5. Re David alav hashalaom lo incise su un pendente d’oro (altri dicono sul suo scudo dorato]; lo portava con sé quando andava in guerra e in questo modo vinceva i suoi nemici.
6. Nel periodo dell’Omer, chi lo recita ogni giorno dopo la Birkat Cohanim (la benedizione sacerdotale) o dopo le Birkhot haShachar (le benedizioni del mattino) non gli accadrà nulla di male. Esso contiene 7 versetti e 49 parole, il suo versetto centrale contiene 49 lettere. Questo corrisponde in parallelo alle 7 settimane (49 giorni) dell’Omer.
7. Tutti coloro che lo recitano 7 volte prima di mettersi in viaggio, andranno in pace.

ANA BEKOACH

1) Anà Beko’ach Ghedulàt Yeminchà Tatìr Tzerurà
Per favore, con la forza della grandezza della tua destra sciogli la prigioniera

2) Kàbel Rinàt Amechà Saghèvenu Tahàrenu Norà
Accetta la preghiera del tuo popolo, innalzaci e purificaci, o temibile.

3) Nà Ghibòr Dorshèi Ychudchà Kevavàt Shomrèm
Per favore, o forte, custodisci come la pupilla coloro che ricercano la Tua unità.

4) Barchèm Taharèm Ràchamei Tzidkatchà Tamìd Gomlèm
Benedicili, purificali, la misericordia della tua giustizia sempre concedi loro.

5) Chasìn Kadòsh Beròv Tuvchà Nàhel Adatechà
Potente, Santo, con la tua grande bontà guida la tua comunità.

6) Yachìd Gheè LeAmchà Fenè Zòchrei Kedushàtecha
Unico, elevatissimo, volgiti al tuo popolo, che ricorda la tua santità

7) Shavàtenu Kàbel Ushmà Tzaakatènu Yòdea Ta’alùmot
Accogli la nostra invocazione e ascolta il nostro grido, che conosci i misteri

Barùch Shèm Kevòd Malchutò Le’olàm Va’èd (recitato molto sottovoce).
Sia Benedetto il Nome glorioso del suo regno per sempre.